Dopo qualche anno di assenza, la White Goblin Games è tornata in grande stile all’edizione 2017 dell’Internationale Spieltage di Essen, presentando una serie di titoli sviluppati internamente. Abbiamo già aperto insieme la scatola di Ali Baba un po’ di tempo fa, oggi spostiamo la nostra attenzione su Montana di Rüdiger Dorn, in cui i giocatori, nel ruolo di colonizzatori, cercano di sviluppare prima e meglio degli avversari gli insediamenti destinati a tutti quelli che che inseguivano nel Far West il proprio “sogno americano”.

Montana è un titolo per 2-4 giocatori, dai 10 anni, della durata di circa 45 minuti, giocato su una plancia modulare e costruito attorno a meccaniche di asta, collezione di set e piazzamento lavoratori.

Il gioco è contenuto in una scatola rettangolare di formato standard.
Montana Scatola

Al suo interno, in un anonimo inserto di cartone che non ha spazio sufficiente ad organizzare tutti i materiali una volta che sono stati defustellati, troverete:
– 1 plancia centrale,
– 12 tessere paesaggio (ciascuna composta da 7 esagoni),
– 1 tessera insediamento iniziale,
– 48 tessere insediamento (nei colori dei giocatori),
– 1 segnalino primo giocatore,
– 6 segnalini borraccia,
– 49 segnalini moneta (in due denominazioni),
– 1 ruota per il reclutamento (spinner),

Montana fustelle
– 4 plance personali,
– 4 segnalini lavoratore (uno per giocatore),
– 24 segnalini mucca di legno,
– 120 segnalini risorsa di legno (di 4 tipi -grano, zucche, rame e pietra- e due formati),
– 72 segnalini lavoratore in legno (18 per colore delle risorse),
Montana plance e segnalini
– il regolamento.
Montana regolamento

I materiali di Montana sono di ottima qualità: la cartotecnica è robusta, la componentistica in legno è abbondante e ben fatta, l’impostazione grafica (a cura dell’omnipresente Klemens Franz) è ben intellegibile e riconoscibile. Ben organizzato il regolamento ricco di illustrazioni e di esempi.

Se questo unboxing è riuscito ad incuriosirvi e cercate qualche altra informazione su Montana, potete leggerne una recensione su ILSA #49.