“Citrus” di Jeffrey D. Allers (dlp games, 2013): gioco di piazzamento tessere e valutazione tramite maggioranze, simile per alcuni aspetti a “Qin”  e “Through the Desert” di Reiner Knizia, “Hacienda” di Wolfgang Kramer e “Seeland” di Wolfgang Kramer and Günter Burkhardt.

Nel loro turno, i giocatori spendono soldi per acquisire tessere che devono essere posizionate sul tabellone, con regole piuttosto restrittive,  in modo da circondare delle tessere particolari, cge rappresentano le tenute (fincas). La proprietà di ogni piantagione (tessere adiacenti dello stesso colore) viene marcata con un proprio segnalino. L’unico modo per acquisire denaro è ritirare i propri omini dal tabellone, perdendo così influenza sulle “fincas” stesse, le quali attribuiscono punti vittoria con criteri di maggioranza quando sono completamente circondate dalle piantagioni. Si crea così una struttura ciclica in cui i giocatori devono rinunciare all’influenza per reperire le risorse per acquisire nuove tessere, mentre tale influenza è necessaria per ottenere punti vittoria. Su questo primo ciclo se ne innesta un secondo, che riguarda la disponibilità di nuove tessere e il posizonamento di nuove fincas. Per rendere la situazione un po’ più articolata e complessa, sono presenti sul tabellone tessere che forniscono punti vittoria aggiuntivi o abilità usa e getta, che vengono acquisite quando vengono coperte dalle proprie piantagioni.

Un gioco interessante, naturalmente prono alla paralisi da analisi, che viene esaltata, insieme alla generale  sensazione claustrofobica, se giocato in 4 o più giocatori: in questo caso le possibilità di programmare le proprie mosse e prevedere quelle degli avversari si riducono a poco più di niente. Migliore se giocato in numero ridotto, dà probabilmente il meglio di sé proprio con 2 giocatori.