“Prosperity” di Sebastian Bleasdale e Reiner Knizia (Asmodee, Ystari Games, 2013): una “strana coppia” di autori (Knizia non è solito condividere la paternità di un gioco con i colleghi) per un titolo attuale come argomento (gestione della ricerca, produzione dell’energia elettrica, controllo dell’inquinamento, produzione di richezza e benessere) ma indubbiamente fuori dal tempo come meccaniche: un “classico” gioco di gestione risorse, incentrato su un meccanismo di draft di tessere e continue valutazioni (una all’inizio del turno di ciascuno dei giocatori, determinate dall’estrazione di una tessera che va ad aggiungersi al gruppo di quelle acquistabili) di una delle cinque “caratteristiche” del proprio status.
L’interessante meccanismo centrale del gioco è il continuo contrasto fra la produzione di energia e il conseguente inquinamento: ogni sbilanciamento a favore di una delle due alternative provoca un blocco del motore economico da cui è difficile riprendersi. Un analogo dualismo c’è fra la ricerca (che abbassa i costi a lungo termine) e ricchezza (che permette di accedere in anticipo alle tessere più potenti).
L’interazione fra giocatori è estremamente limitata: il proprio turno si riduce spesso ad una ottimizzazione locale in vista delle imminenti valutazioni (il cui ordine è parzialmente casuale, il che vi dà, se avete buona memoria, informazioni utili per selezionare l’acquisto “ottimo”, almeno in termini di probabilità). Visto che ciascun giocatore esegue due azioni, inframmezzate da tante valutazioni quanti sono i giocatori, il gioco perde di controllabilità al crescere del numero di giocatori: mi sento di sconsigliare l’esperienza con 4 persone al tavolo.
Una nota di demerito per i materiali, che sono spartani, poco attraenti nelle illustrazioni e terribilmente antiergonomici nella scelta dei colori, che rendono le tipologie di tessere poco distinguibili in condizioni di illuminazione non ottimale.