L’obiettivo che l’editore inglese Big Potato intende raggiungere con OK Play è quantomeno ambizioso: proporre un gioco che si impara in 20 secondi e che può essere giocato ovunque e da chiunque, indipendentemente da ogni barriera linguistica.
Date le premesse, il prodotto risultante non poteva che essere un gioco astratto, magari già appartenente al variegato (e in alcuni casi povero) background ludico culturale dell’intera popolazione mondiale. E infatti OK Play non è nient’altro che una variante, multigiocatore e priva di scacchiera, dell’innumerevole messe di titoli di piazzamento e allineamento tessere, costruito sulla falsariga del Go-Moku o del 5 in a Row.
Ok play può essere giocato da 2-4 giocatori, dagli 8 anni, e dura circa 15 minuti per partita.
Fedele alla filosofia di estrema trasportabilità, il gioco non è contenuto in una scatola, bensì tutti il materiale è agganciabile ad un pratico moschettone.
Quattro basi con un perno trattengono le 21 pedine per ciascuno dei 4 colori di gioco.
In una piccola busta è invece contenuto il regolamento.
Non potendo distinguersi per l’innovatività nelle meccaniche, Ok Play lo fa con sicuramente i materiali: da un lato con un manuale di fatto pittografico, che abbatte ogni possibile barriera linguistica (anche se ogni immagine ha un breve sottotitolo in 4 lingue: tedesco, francese, italiano e spagnolo), dall’altro con una soluzione studiata e sviluppata all’insegna della trasportabilità: viene abbandonato il contenitore di cartone (scomodo da trasportare e comunque piuttosto delicato), sostituito da un disco di plastica, munito di moschettone, a cui si ancorano 4 perni che trattengono le tessere (forate al centro) di ciascuno dei colori; soluzione intelligente, pratica ed elegante, che permette di mantenere fede all’intenzione di poterlo giocare ovunque: quello che vi serve, infatti, è soltanto una superficie piana e solida sufficientemente estesa e almeno un avversario!