Dopo aver per la prima volta provato questo efficace gestionale basato sui dadi con efficace ambientazione mi apprestavo a scrivervi le mie impressioni… quando vedo spuntare sulla mia casella di posta un brillante resoconto della partita fatta ad opera di un amico che non doveva esserci perché schiacciato da impegni e stanchezza che ha affrontato la lunga serata proprio allo scopo di provare questo titolo, che da troppo tempo languiva sui nostri scaffali. La partita (o il succo di mirtillo) l’ha galvanizzato così tanto da spingerlo a descrivere la serata dal suo punto per gli amici assenti. Ho voluto quindi far onore all’efficacia del resoconto pubblicandolo qui di seguito, riservando alle mie impressioni un pezzo successivo.
Marco Polo: come ho vissuto la prima partita
di Alessandro Rabacchini
Cosa si poteva aspettare con i personaggi che ci sono stati attribuiti?
(Abbiamo giocato con la versione non per esperti, senza avere possibilità di sceglierli – ndFabrizio)
– Io (Alessandro) avevo un nome impronunciabile e un piede già nella fossa, vista l’età del personaggio.
Grazie alla sua esperienza però non tiravo dadi (per me una vera figata, non come per Enrico che ne tirerebbe a secchiate…) ma ne decidevo io il valore.
Abilità fortissima: solo io potevo perdere, visto che che, oltretutto, iniziavo per primo.
– Sergio, quel ‘Can’, era il fratello sbagliato del ‘Kublai’: gli toccava partire come noi altri da Venezia
anche se con i suoi agganci che gli permettevano di non pagare nulla se un’azione di base era già stata
scelta da un altro giocatore.
Col senno di poi c’erano senz’altro caratteristiche migliori…
– Fabrizio, immanicato come sempre, era della famiglia ‘Polo’. Almeno non ha osato chiamarsi ‘Marco’ per non destare sospetti. Astuto!
La sua abilità gli faceva giocare un dado in più (di colore diverso, il che è importante).
(E il fatto che pescavo un contratto gratis a turno non l’hai notato? Ne avrò chiusi 8 a furia di prenderli! – ndFabrizio)
– Massimo aveva uno strano nome che suonava tipo ‘Fabrizio’.
Ho pensato: vincerà lui….
E guarda caso la sua abilità gli consentiva di pigliare gratuitamente risorse quando un altro ne prendeva…
Inizia il gioco e intuisco che i soldi sono importanti ma ci sono poche fonti per approvvigionarsene.
Allora spendendo il mio capitale iniziale vado verso Mosca e dintorni (Anxi – ndFabrizio) dove mi viene garantita una rendita fissa di 5 soldi al turno
e la possibilità di vendere cammelli (per 3 soldi). D’altronde si sa che a Mosca i cammelli sono richiesti come il pane…
Avevo comunque notato che la strada per Alessandria e le Indie sarebbe stata più vantaggiosa per quello che offriva il percorso ma ho pensato di percorrerla successivamente, dopo la tappa a Mosca.
Massimo infatti prende quella strada mentre Fabrizio rimane più sul vago e Sergio pensa bene di seguirmi: strada sicura visto che ero già passato io…. senza morire
(anche se in questo gioco non si muore se non d’infarto).
Purtroppo più avanti mi accorgerò che viaggiare richiede troppe risorse e che una volta scelta una strada conviene proseguire: non si riesce in pratica a cambiarla… Mi avventuro allora nel deserto della Mongolia: se arrivo prima a Pechino mi becco 10 punti vittoria e alla fine ogni due risorse avanzate mi varranno un punto vittoria. Del resto se ci è stato Marco Polo stesso… (a meno che non fosse una pura diceria messa in circolazione da Fabrizio Polo).
Nel frattempo Massimo proseguiva per la sua strada verso le Indie mentre Fabrizio si avventurava con calcoli millimetrici lungo la carovana intermedia.
(A Samarcanda davano via oro spendendoci solo un dado: molto utile per chiudere contratti lucrosi a raffica! – ndFabrizio)
E i loro punti vittoria iniziano a salire vertiginosamente prendendo risorse e soddisfacendo contratti.
Il buon volpone di Sergio mi segue ma quando mi supera si disorienta e si perde nel deserto della Mongolia, diventano anch’esso uno di loro: un mongolo…
In pratica da qui butta via la partita. Secondo me il fatto che i ‘Can’ di solito fanno il percorso al contrario gli ha fatto perdere la strada…
Una volta raggiunto Pechino non arrivo neanche a pareggiare i punti vittoria di Massimo (i 10 punti si dovrebbero conteggiare alla fine del gioco, ma non ho visto motivi validi sul tabellone per dissuaderli dall’anticipare il loro conteggio – ndFabrizio) che mette invece le basi per delle belle combinazioni, con la certezza di andare avanti a macinare punti al meglio. Fabri lo segue a ruota, sfruttando a 360 gradi tutte le possibili azioni del gioco e elaborando calcoli infinitesimali. (E’ bello lasciare che loro lo pensino: semplicemente mi scervellavo nel tentativo di avanzare su quel percorso capace di macinare cammelli su cammelli mentre già ne spendevo per chiudere più contratti possibili – ndFabrizio). Ovviamente prova anche a barare ma Massimo implacabile lo rimanda ogni volta nel suo cantuccio vantando del fatto che la casa era sua!
(Anche dopo che l’autore mi ha confermato la cosa continuerò a sostenere che il dado bianco non è da considerarsi “mio” essendo di colore diverso dagli altri: un vantaggio non può diventarmi uno svantaggio! – ndFabrizio)
A questo punto penso: “ma allora devo fare contratti anch’io!”
E invece di proseguire subito verso Sumatra (la Mecca delle azioni speciali: ben 3 posti nuovi dove mettere i propri dadi! – ndFabrizio) purtroppo mi metto anch’io a imitare Fabrizio… mentre Sergio vagava tra i mongoli…
Alla fine Massimo arriva per primo a Sumatra e chiude altre combinazioni favorevoli di azioni. Fabrizio fa miracoli per stargli dietro. (Già. A me le risorse mica le regalano come a lui! Se non faccio incastri perfetti di materiale speso con materiale ottenuto dai contratti col cavolo che chiudo 2 contratti a turno! – ndFabrizio)
Deluso dai contratti riprendo la strada per Sumatra (una città obiettivo delle mie carte iniziali) notando una redditizia azione che si poteva fare solo là.
Arriva così l’ultimo turno (dov’è Sergio? Boh…) con un’unica speranza per arrivare non troppo lontano da Massimo: usare l’azione che a Sumatra mi fa vendere 6 cammelli e 3 tessuti per pigliare 24 punti vittoria. Un’altra azione tra i mongoli mi permetteva poi di vendere altri 3 cammelli e 3 tessuti per ottenere 6 punti vittoria e 12 monete!
Sul più bello però Massimo mi ciula l’azione di Sumatra, anche se me ne sono reso conto solo quando ho tentato di piazzare il mio dado sopra il suo e mi han fatto tutti notare che solo un giocatore può porre dadi sull’azione di una città.
Inutile confidare nel vantaggio offerto da Pechino che mi permetterà solo di guadagnare alla fine del gioco 1 punto per ogni 2 risorse avanzate (io e Fabry facciamo solo 1 punto a testa) o nel fatto di avere raggiunto alcune città delle carte obiettivo iniziale (che mi paiono solo una misera variabile invece di un vero e proprio obiettivo).
Anche forzando una regola che mi consente di pigliare frodando 5 punti vittoria per tanti avamposti piazzati (sul manuale italiano una didascalia poco chiara dice di piazzare avamposti sulla carta obiettivo quando raggiungi le città, ma si tratta di una pessima traduzione, ho verificato – ndFabrizio), non raggiungo neanche Fabrizio…
Del resto, potevo perdere solo io…
Massimo è avanti, lontanissimo..
Rimane solo una domanda: ma dov’è finito Sergio?!?