Tendenzialmente siamo abituati all’esistenza di 2 tipologie di giochi da tavolo “seri”. Ad oriente dell’oceano Atlantico abbiamo giochi preferibilmente con ambientazione storica o seriosa, meccaniche pulite e raffinate, spesso ai limiti dell’astrattezza. Ad occidente dell’oceano invece i giochi tendono a raccontare una storia mentre si giocano. Parlano più spesso di persone piuttosto che di merci e magari ambientano il gioco in un universo alternativo descrivendolo anche con un sacco di testo inutile ai fini del gioco tanto quanto questo paragrafetto che state leggendo e condendo le meccaniche di gioco di decine di effetti speciali per caratterizzare questo o quel pezzo. Poi ovviamente ci sono un sacco di eccezioni, ma in genere guardando l’immagine sulla scatola si capisce in che categoria rientra il gioco. La scatola di Lords of Waterdeep, gioco prodotto ad occidente dell’oceano Atlantico scimmiotta pesantemente un tomo di regole di Dungeons & Dragons, tipico gioco di ruolo. Quindi dovrebbe essere chiaro che gioco ci troveremo davanti una volta aperta la scatola.

Edifici, cubetti e richieste da soddisfare

Il gioco è semplice e quasi banale. Ogni giocatore ha 3 lavoratori (di cui uno entra in gioco solo più avanti) da piazzare ogni turno in spazi sul tabellone per ottenere di solito cubetti di un colore oppure di un’altro che servono a portare a termine degli obiettivi: carte che acquisiremo piazzando i nostri lavoratori in altri spazi che richiedono un certo quantitativo di cubetti di specifici mix di colori e talvolta di soldi per essere portati a termine e regalare dei punti e spesso qualche bonus aggiuntivo.
Uno degli spazi sul tabellone permette invece di costruire un edificio pagandolo semplicemente in soldi (poi capirete perché non era il caso di farlo pagando cubetti). L’edificio costruito va ad arricchire il tabellone di nuovi spazi dove piazzare i propri lavoratori per ottenere effetti e regala qualcosa (di solito un cubetto colorato o punti vittoria). Non c’è molto di più in questo gioco a punti, a parte carte intrigo acquisibili in certe caselle come effetto secondario che possono venire giocate solo utilizzando i propri lavoratori su specifiche caselle per ottenere effetti che in genere coinvolgono anche gli altri giocatori, facendo scegliere al giocatore di turno il beneficiario di un premio secondario o permettendo agli altri giocatori di regalare cubetti al giocatore di turno ottenendo punti vittoria in cambio. Di rilievo anche la possibilità di giocare invece davanti ad un altro giocatore una carta intrigo rompimaroni che crea un nuovo obiettivo che il giocatore avversario deve portare a termine prima di poterne fare altri, ottenendo in cambio una manciata irrisoria di punti vittoria.

Per la cronaca i cubetti di cui abbiamo parlato finora rappresentano guerrieri, ladri, maghi e sacerdoti e gli obiettivi missioni che richiedono una certa miscela di avventurieri per essere portata a termine. Ma non c’è niente a parte il nome delle carte missione che ci possa far intuire che il cubetto nero che stiamo maneggiando è un ladro invece che un guerriero o un pezzo di carbone.

I motivi per giocarci

Nonostante la sua banalità Lords of Waterdeep si lascia giocare piacevolmente e regala scelte sia strategicamente che tatticamente interessanti. Un buon numero di missioni infatti regala effetti secondari continuativi che “personalizzano” la tua partita differenziando le tue convenienze nelle scelte future da quelle degli altri giocatori, oltre che una partita dalla successiva. Altre missioni invece regalano effetti immediati che possono portare verso la parziale realizzazione dell’obiettivo successivo. L’ordine quindi in cui gli questi saranno portati a termine diventa così il fulcro del gioco.

Conclusioni

Lords of Waterdeep è un normale buon gioco di piazzamento lavoratori dove però gran parte delle possibilità di vittoria saranno assegnate all’ultimo turno: se avete ancora qualcosa da fare e riuscite a portarlo a termine probabilmente sarete in lizza per portare a casa la partita; se qualcuno vi mette i bastoni fra le ruote invece se la combatteranno altri.
Quello che mi rammarica è il fatto che sia stato indirizzato ad un target che da un gioco si aspetta ben altro (vedi introduzione del pezzo se l’hai saltata prima giustamente in quanto in corsivo). Certo se fosse uscito in Europa con un’ambientazione classica sarebbe stato uno dei tanti giochi di piazzamento lavoratori. In America e comprato da un gruppo abituato a giocare a Dungeons & Dragons invece può essere una piacevole novità. Chissà se l’inganno avrà avuto portato i suoi frutti nelle tasche del’editore…