Nome in Codice ha vinto lo Spiel des Jahres.
Vlaada Cvhatil è forse il mio autore preferito, anche se ancora oggi devo ogni volta andare a cercare come si scrive perché non me lo ricordo. E’ quasi strano che abbiano assegnato un premio così commerciale ad un autore col nome così difficilmente memorizzabile e non invece ad uno che si chiama, chessò, Mario Puzo. Sarebbe stato più indicato.
Nome in Codice mi piace parecchio, fra l’altro, pur appartenendo ad una categoria di giochi che tendo a tenere nascosti e sfoderare solo con persone che difficilmente accetterebbero di giocare a qualcosa di più intrigante e complesso. E’ un gioco semplice elevato dalla normalità da qualche aggiuntina geniale, ma è tutto ciò che gli serve per colpire nel segno.
Quindi dovrei essere felice. Ma non lo sono.
Come posso esserlo? Chvatil ha sfoderato nella sua carriera tanti giochi pieni di idee geniali e viene premiato con un bollino che gli farà decuplicare le vendite con un gioco la cui sostanza è “indovina le parole che ti sto descrivendo con meno parole possibili”. Vi rendete conto che potrebbe essere la versione da supermercato di un gioco a premi televisivo in onda sulle reti Rai? Come andarsi a comprare il gioco in scatola dell’”Eredità”!
Cosa ne pensereste se, scrivendo su un’argomento complesso, decideste di farlo impegnandovi in ricerche e facendo collimare tutti i dati trovati in modo da trarne fuori il miglior risultato possibile… e venisse apprezzato maggiormente un haiku (componimento poetico di 3 versi) sull’argomento?
“Cavolo! Ma è difficile scrive un buon haiku”; vi sento già rispondere. Già. Ma quell’haiku non conterrà mai tutte le informazioni scritte sul vostro trattato. Vi assicuro che scrivere quel trattato è incredibilmente più difficile che scrivere una poesia (il fatto che la poesia sia buona poi l’avete detto voi, non io). Richiede un sacco di impegno e di lavoro. Potreste anche averlo infarcirlo di un sacco di idee geniali. Il problema è che quel trattato è per sua natura lungo e complesso e le vostre perle di saggezza saranno diluite all’interno di una marea di concetti normali utili a tenere insieme e giustificare quelle scoperte geniali. E basta un errore o due (di valutazione su alcuni aspetti, non ortografici) e sarete ricordati solo per quelli.
Inoltre il vostro trattato la gente non lo leggerà mai perché non lo capirebbe. Mentre un haiku…! Chi non ha 30 secondi da dedicargli! E poi altri due per accorgersi veramente della sua bellezza e di quante cose ha comunicato con così poche parole. E possiamo pure usarlo come firma che ci caratterizzi online! Oppure condividerlo facilmente con tutti i nostri amici!
Quindi, amici, non me la sento di congratularmi con uno dei miei autori preferiti per il suo recente successo commerciale. Mi sentirei di pregarlo di continuare a fare ciò che ha fatto finora: giochi che costruiscono un mondo intorno alle sue idee geniali.
Astronavi costruite o guidate in tempo reale (Galaxy Trucker e Space Alert); civiltà descritte dall’età della pietra fino al volo spaziale nel corso di una sola serata (Trough the Ages); sotterranei protetti da avidi eroi (Dungeon Lord) o mostri allevati dagli stessi signori dei sotterranei di prima (Dungeon Petz); Eroi guidati da complessi sistemi di carte che si evolvono ma giocano per far punti invece che per “sconfiggere il male tutti insieme” (Mage Knight Dungeon). Lo pregherei di continuare a sacrificarsi in progetti assurdi e difficili da far quadrare in modo perfetto invece che adattarsi a ciò che il mondo premia.
Non voglio contestare l’essenza (commerciale?) del prestigioso premio né i giochi da lui scelti da consigliare, ma solo schierarmi moralmente con quei pochi bravi che autori, di cui Vlaada Chvatil è forse il più eclettico esponente, che si intestardiscono a cercare di realizzare idee complicate che portano loro via un sacco di tempo… e producono giochi che magari vengono comprati solo da pazzi che li finanziano col crowdfunding piuttosto che cercare un successo con una monoidea adatta a tutti. Magari, peggio, condita pure da gattini o poppe.
Fabrizio, il premio non è indirizzato al bacino di utenza dei giochi che hai menzionato. Il fatto che lo abbia vinto Chvatil è un segno aggiuntivo (se mai ce ne fosse stato bisogno) dell’eclettismo dell’autore. Un riconoscimento di quelle qualità che tu dici tanto di apprezzare.
Perché quindi non gioire e congratularsi?
Tranquillo, Chvatil continuerà a fare i giochi da gamer, come continuerà a fare i partygame. Pictomania (2011), Travel Blog (2010) e Bunny Bunny Moose Moose (2009) hanno lo stesso livello di difficoltà di Codenames, e hanno affiancato negli anni i titoloni più affermati nella comunità geek.
Sarebbe bastato quel minimo di competenza per sapere a chi è stato assegnato quel premio nel 2010…
Peraltro Vlaada si era già portato a casa il prestigioso IGA con Through The Ages…Google is your friend.
Bene! Sono contento per lui per quello strameritato premio! Non me ne è mai importato molto seguire i premi e ho conosciuto TTA e Chvatil ben dopo.
Comunque mi accorgo, nel tentativo di essere conciso, di non aver formulato bene i miei pensieri e di poter aver dato l’impressione di essere il classico hard gamer insoddisfatto per i giochini e i premi che vengono loro (giustamente) assegnati.
L’articolo è invece solo l’espressione di un “malessere” suscitato ma non legato dall’evento scatenante, non un commento all’assegnazione del premio.
Magari il mio pensiero è più chiaro nella conversazione che sto sostenendo qua http://www.goblins.net/phpBB3/vincitori-sdj-e-ksdj-t88280-45.html – soprattutto nel muro di testo (sigh) là sotto.