La Clementoni ha gentilmente concesso, alla redazione di ILSA, dei titoli da far provare ai nostri bambini (i miei ora ne hanno 9 e 11 anni). Benché ritenga che i titoli da loro prodotti appartengano ad un target differente di quello di riferimento della nostra rivista e che preferisca far giocare i miei figli con titoli che vengono (erroneamente a parer mio) ritenuti inadatti alla loro età, mi è già capitato in passato di metterli di fronte a giochi concepiti per bambini “normali” della loro età con risultati per me sorprendenti (anche se personalmente avrei preferito una loro diversa reazione), di cui potete leggere gli esiti qui, qui e qui. Così con lo spirito di sacrificio tipico del recensore mi sono fatto inviare “The Avengers” e questo “La Storia divertente”.
Ovviamente mentre ero curioso di provare il primo, che ho intavolato nella prima pausa pranzo dopo l’arrivo, non avrei scommesso una cicca sul secondo, con cui contavo solo di verificare se in storia fossero della capre o avessero assorbito qualche concetto dagli anni di scuola.
I miei figli, tirati su con titoli anche complessi, non si sono mai letti un regolamento in vita loro. Quindi potete immaginare il mio stupore quando tornando a casa la sera li ho trovati che avevano già provato il gioco in questione leggendosi da soli le regole! Moemi ne era entusiasta (anche se scommetterei solo perché ha vinto facendo leva sui 2 anni di istruzione in più) e dopo cena hanno voluto a tutti i costi riprovarlo con noi. Ho quindi costretto mia moglie Laura a condividere la sofferenza e a provarlo.
Il gioco in breve
Tirando un dado a 6 facce ogni giocatore si muove su un percorso lineare che attraversa 4 “zone temporali” decidendo solo di volta in volta se muoversi in avanti o arretrando. Sulle caselle del percorso sono disposti dei segnalini, con un valore nascosto da 1 a 6 punti, che possono essere presi rispondendo ad una domanda, scegliendo la risposta giusta fra le 3 proposte dal gioco. I giocatori non possono avere più di un segnalino per era. Se ne prendessero un secondo dovranno riposizionarne uno sulla casella sotto i piedi del proprio omino. Senza il segnalino di un’era non possono comunque passare alla successiva. Quando un giocatore arriva alla fine del tracciato con 4 segnalini il gioco finisce, si rivelano i propri punti e, guarda un po’, vince chi ne ha di più. A condire il gioco ci sono anche caselle che fanno pescare carte da un mazzo di “effetti speciali” che permettono cose che esulano dalle regole come guardare i valori dei talloncini coperti, spostarsi fino al prossimo talloncino, scambiarne con un avversario e cosette del genere.
Conclusioni
Io e mia moglie ci siamo annoiati in maniera spropositata, con nessuna reale scelta a disposizione e anche un pizzico di terrore di fare figure di merda nel caso ci fosse capitata qualche domanda (concepita in teoria per bambini delle elementari) a cui non sapevamo rispondere. I bambini invece si sono divertiti, sembra, parecchio. Io non so capacitarmene, con tutti quegli splendidi gioielli di giochi che han provato finora. Si son pure messi a sperimentare le regole opzionali che, davvero, non aggiungono niente alla profondità del gioco. Posso solo specificare che il target di questo gioco probabilmente include solo genitori che non hanno mai comprato un gioco al di fuori di un centro commerciale. Gli altri lo provino direttamente solo a loro rischio: io consiglio di lasciarlo studiare e provare direttamente e solo alle giovani menti.
Discorsi da nerd che interessano solo i lettori abituali di ILSA e l’autore del gioco
Io e te, Francesco (Berardi, l’autore dl gioco – ndr) abbiamo già discusso in passato su quanto le persone “normali” non comprendano spesso neanche i giochi più semplici e che addirittura si aspettino che per muoversi si debba usare un dado, ma questa continua a non sembrarmi una buona scusa per non proporre qualcosa di nuovo, più moderno ed efficiente, o anche solo… divertente. A poco a poco quanto vuoi ma proponiamolo! Anche a costo che la gente capisca male il gioco e lo usi in maniera errata (tanto a volte, a quei livelli, si divertono uguale). Il gioco è così semplice e piatto che qualsiasi cosa l’avrebbe migliorato: pure degli effetti da giro dell’oca! La prima cosa che mi sarebbe venuta in mente di inserire se il gioco fosse stato mio è una maggiore interazione fra i pezzi dei giocatori, che tanto si passano sopra in continuazione! Avendo le carte col punto esclamativo da pescare si potevano pure utilizzare per dare “invenzioni” da usare con effetti più sorprendenti e interattive di quelle attuali (spade per pungolare gli avversari vicini, lazo per tirare indietro quelli avanti, cavalli e carri per rilanciare i tiri bassi, navi per utilizzare scorciatoie da mettere sul noioso percorso lineare, pedine avversario da far affrontare a chi è più avanti nel percorso… giusto per fare esempi che mi vengono in 2 minuti eh). Poi 128 domande per un gioco del genere sono veramente poche: giocando in 4 risultano 8 domande in media a testa per era, con un altissimo rischio di ripetizione già alla seconda partita. Va bene far imparare bene concetti storici di base ma un po’ più di varietà non guastava. Potevi sbatterti per farne qualcuna in più e inserire magari qualche risposta così tanto errata da essere divertente. Niente da dire invece sull’aspetto grafico che è bello gioioso, per niente antico nello stile e che fa venire voglia di provarlo… come infatti i miei figli han fatto senza aspettarmi!
Risposta da nerd che interessa solo coloro che hanno letto tutto l’articolo e il recensore
Io e te, Fabrizio, siamo alle solite 🙂
Qualche giorno fa mi avevi anticipato via chat le tue impressioni sul gioco (tra l’altro mi sei sembrato più buono che qui) e ne è venuta fuori una interessante chiacchierata.
A questo punto, per quei lettori che hanno letto l’ultima parte dell’articolo, aggiungo le mie considerazioni:
1) se mi dici che a tua figlia il gioco è piaciuto e pensi che non dispiaccia ai genitori “da centri commerciali”, allora mi hai fatto un grande complimento, perché vuol dire che ho centrato il target. Non sai spiegarti il perché? Ci provo io: è pur sempre una bambina e magari ogni tanto, anche se una volta su 10, avrà voglia di sperimentare qualcosa di spensierato, diverso da quegli strizzacervelli che ti piacciono tanto e che ha provato anche in tenera età. Potrei fermarmi qui, ma vado avanti con gli altri punti.
2) mi trovi abbastanza d’accordo su quello che hai scritto, ma purtroppo non stiamo in un mondo ideale e bisogna scontrarsi con la realtà. L’autore di giochi freelance ha meno vincoli dell’editore, mentre il product manager (quello che faccio io per l’80% del tempo), deve rispettare tempi e costi. Tempi: pensa (come autore) e sviluppa (come PM) questo gioco in 5 mesi, contemporaneamente ad altri 30 prodotti. Costi: il gioco deve costare 9,90 € (quindi, ad esempio, se avessi voluto raddoppiare il numero di carte, avrei dovuto dimezzare il tabellone e avere istruzioni in bianco e nero… e sarebbe comunque costato di più).
3) il punto principale su cui non sono d’accordo è la “mancanza di reale scelta” di cui parli. In privato mi hai detto di aver provato il gioco una volta, ma con una regola sbagliata! ovvero, i tuoi figli ti hanno detto che bisogna sempre andare avanti: invece, dopo il lancio del dado, si può decidere se andare avanti o indietro. Questa cosa può sembrare di poco conto, ma in realtà: 1) ad ogni turno devi decidere dove andare (non sempre ha influenza sul gioco, ma se puoi decidere di andare su una casella con un gettone invece che su una neutra cambia eccome), 2) se hai pescato un gettone da 2 punti, cosa fai? Resti nella tua epoca per cercare un gettone più alto oppure passi a quella successiva?, 3) hai visto i gettoni sul tabellone: torni indietro a prendere il numero 6, o vai avanti dove c’è il 4? Ai tuoi occhi, con questo gioco non avrò fatto una bella figura come autore, ma tu non l’hai fatta ai miei come recensore, perché hai comunque pubblicato le tue impressioni su un gioco pur sapendo che l’hai provato con una regola sbagliata. Hai cannato la recensione di Exploding Kittens perché non sapevi chi fosse l’illustratore, e hai aggiunto l’errata corrige. Se mai avrai l’occasione o la voglia di riprovare questo gioco con la regola giusta, e cambierai idea in parte, spero aggiungerai una postilla o almeno me ne parlerai in privato.
4) dici che, visto il target dei miei giochi, mi fossilizzo nel proporre dei roll & move, per non sconvolgere troppo le abitudini dei babbani. Ma io che ci posso fare se, dei 5 giochi che vi avevo segnalato, tu hai scelto gli unici 2 che prevedevano un lancio di dadi su un percorso?
5) le tue proposte di miglioramento sono interessanti. Proverò a tenerne conto per i prossimi giochi, ma, sempre per il discorso dei costi, bisogna vedere quanto fossero realizzabili. I tuoi figli si sono divertiti e voi genitori vi siete annoiati. Ti sfido a prendere un qualsiasi gioco della concorrenza o uno antecedente al 2010 e poi mi dici quali preferite voi 2 genitori e i vostri figli. “Ho visto cose che voi umani non potete immaginare”: 1) un gioco dell’oca in cui rispondi ad una domanda solo ogni tanto e se ce la fai la ricompensa è minima (avanzi di una casella), 2) un gioco a target 5-10 anni con la pretesa che i bambini di 5 anni non solo sappiano leggere le domande, ma sappiano anche quanto fa 17×7, 3) un gioco in cui rischi di stare fermo un turno, e per ripartire devi lanciare un dado con il 50% di probabilità di successo (quindi rischi di tornare a muoverti anche dopo 3 turni), 4) un gioco con solo 50 domande.
6) so che non hai peli sulla lingua e ho provato a non averli neanch’io, quindi “amici come prima :)”.
Che bello avere un interlocutore una volta ogni tanto! Ancora più contento che sia un editore! Mi piace sempre leggere i punti di vista di chi i giochi li produce e ha un riscontro diretto dal mercato.
Hai scritto più testo tu che io nell’articolo.
1) Quello che mi preme sempre è giudicare il prodotto nel contesto del target per cui è concepito. Per quello ho cercato di mettere in risalto le sensazioni dei miei figli, che ho faticato per estrarre da quel target! Per quello mi stupivo della loro risposta!
2) Un gioco del genere “non da supermercato” probabilmente sarebbe stato venduto a €19,90, per via del tabellone. Quindi possiamo dire che con quei soldi ci compri 2 titoli tuoi e risolvi la longevità e la carenza di domande così, in effetti.
3) Io e mia moglie abbiamo giocato con una regola in meno. Mattia quando gliel’ho fatto notare ha detto che loro lo sapevano (ma non l’hanno mai applicata!!!). Quindi ce l’hanno spiegato male solo a noi. Comunque se tiri basso ti serve a poco poter tornare indietro: mia figlia era avanti mezzo tabellone e i segnalino coi punteggi migliori li aveva già presi. Laura da ultima lanciava solo rassegnata il suo dadino sperando di raggiungere presto la zona successiva.
Mi ferisci molto con l’affermazione su Exploding Kitten: non vedo come il fatto che l’illustratore sia famoso possa compromettere un giudizio su un gioco, che dovrebbe basarsi sulle meccaniche. Allora dovrei dare 10 ad un memory che utilizza come tessere delle foto di opere d’arte famose? Io poi parlo di giochi che ho provato, anche se non sono io ad averne letto le regole. Ti pare che un critico culinario si informa prima di dare un giudizio della ricetta usata e del fatto che un aiuto chef abbia fatto errori che l’hanno compromessa? Qui sul sito io assaggio e comunico sensazioni. Sarà sempre meglio che parlarne dalle sole regole, no?
5) Vuoi mandarmi un gioco della concorrenza da squartare? 🙂
6) Era doveroso tu non ne avessi! Ti ho comunicato pubblicamente considerazioni che si fanno fra autori per rendere briosa la notizia anche ai lettori abituali abituati ai miei improperi su giochi ben più complessi! L’importante è rimanere amici come prima! Ho già abbastanza pugnali nella schiena per il mio modo di fare.
OK tu tutto. Rispondo su due punti:
1) hai parlato delle sensazioni dei tuoi figli, ma hai veramente cercato di metterle in risalto? Trovo solo 3 frasi, accompagnate subito dopo dalla tua stroncatura.
– Avevano già provato il gioco in questione leggendosi da soli le regole! Moemi ne era entusiasta (anche se scommetterei solo perché ha vinto facendo leva sui 2 anni di istruzione in più) e dopo cena hanno voluto a tutti i costi riprovarlo con noi. -> Ho quindi costretto mia moglie Laura a condividere la sofferenza e a provarlo.
– I bambini invece si sono divertiti, sembra, parecchio. -> Io non so capacitarmene, con tutti quegli splendidi gioielli di giochi che han provato finora.
– Si son pure messi a sperimentare le regole opzionali… -> che, davvero, non aggiungono niente alla profondità del gioco.
Per il resto ci sono le tue impressioni e il discorso da nerd, che è la parte più “succosa”.
Secondo te quali sensazioni restano al lettore? Quelle positive dei tuoi figli o le tue negative?
3) non volevo ferirti su Exploding Kittens, non era mia intenzione, mi dispiace, così come non era tua intenzione ferire il mio lavoro. Riguardo EK, non mi riferivo alle meccaniche di gioco, ma semplicemente alla tua frase sull’illustratore, che ha determinato l’errata corrige.
Per il resto, avevo notato che su questo sito gli articoli non vengono commentati come su altri. Un po’ mi dispiace. Sarà che, semplicemente, prima bisogna scrivere nome ed email? E siamo tutti un po’ pigri?
1) Hai perfettamente ragione. Sono stato deficitario nel comunicare le sensazioni dei miei figli, nascondendomi dietro una resa nel capirle comunicata con “non riesco a capacitarmene”. Ma non credo che facendo loro domande avrei ottenuto qualcosa di interessante da scrivere. Facciamo fatica noi adulti a descrivere perché certe cose ci divertono, figurati i bambini! Avrei ottenuto un “è bello!” oppure un “perché sì”. Anche negli articoli precedenti dei tuoi giochi però mi sono limitato a mie impressioni. Mi ero divertito di più anche io e quindi ne veniva una impressione generale migliore. Tutti lì.
Spiace molto anche a me che i lettori abbiano via via smesso di commentare dopo i primi mesi. Anche perché nelle impressioni che scrivo spesso paleso i miei dubbi e avere un altrui riscontro farebbe bene a tutti.
(Riporterò alla direzione domande sul perché è necessario compilare un minimodulo per esprimersi)
per me le sensazioni dei figli sono state lampanti, ancora più accentuate dai commenti di fabrizio. ci ho ragionato e se prima mi immaginavo di proporre il prima possibile un certo tipo di giochi a sophie, adesso valuterò per bene il suo divertimento prima del mio orgoglio.
Guarda che non è che si divertono “di più”; si divertono uguale. Quindi, visto che per me è diverso…
Fa una certa differenza avere dei bambini che cantano Caparezza invece che le canzoni dello Zecchino, ti assicuro.
La cosa positiva che si evince da questo botta e risposta è che nel mondo dei giochi da tavolo, da La storia divertente a Terra Mystica, c’è più disponibilità della media a mettersi in gioco (pun intended) e parlarsi con schiettezza.
Non amo fare recensioni negative, piuttosto non le faccio (ma d’altra parte io ne scrivo molto poche), ma farne una pungente e avere le risposte di chi sta dall’altra parte rende interessante la lettura.