“Ave Caesar” di Wolfgang Riedesser (Ravensburger, 1989 / Asmodee, Cafe Games, Pro Ludo, 2006): a 25 anni dalla sua prima edizione, Ave Caesar, corsa di bighe nell’antica Roma, rimane una vera e propria pietra miliare dei giochi di corse. Basato su mecaniche semplicissime (niente più di un po’ di gestione della mano), lascia spazio a tutto ciò che è desiderabile in un gioco di corse: un meccanismo casuale per determinare l’avanzamento delle pedine dei giocatori, un circuito su cui competere, dei meccanismi che permettano una consistente interazione fra i giocatori e, ciliegina sulla torta,  un meccanismo di “catch the leader”, che permetta a chi non è stato molto fortunato ed è rimasto indietro nella prima parte della corsa di recuperare e, perché no, di vincere.

Il segreto del gioco
In Ave Caesar la fonte di aleatorietà è data, per ciascuno dei giocatori, da un mazzo di 24 carte, i cui valori variano da 1 a 6. Ciascuno, urante il proprio turno (che prosegue in senso orario attorno al tavolo), gioca una delle tre carte che ha in mano soltanto se può avanzare (spostandosi da una casella alla successiva in linea retta o in diagonale) esattamente di tante caselle quanto è il valore della carta giocata. Se nessuna delle carte che ha in mano gli permette di fare una mossa valida, allora deve saltare il turno. Inoltre, se un giocatore si trova in testa alla gara (anche a parimerito) non può giocare una carta di valore 6.
I tracciati, se escludiamo la zona della partenza/traguardo, sono caratterizzati da un numero di corsie (che determinano quante bighe possono stare affiancate) sempre molto limitato: di solito due, che però si riducono ad una sola corsia in alcuni punti “critici”. Inoltre, dove sono presenti due corsie, il percorso all’interno della curva è composto da un minor numero di caselle, ed è quindi più corto, in termini di spazi da percorrere. Un’altra caratteristica rilevante dei tracciati è che la lunghezza totale da percorrere nei tre giri, contando il percorso più breve, è inferiore di poche unità (fra i 4 e i 6 passi, a seconda del numero dei giocatori e del tracciato utilizzato) alla somma dei valori delle carte. Conseguentemente, non è possibile affrontare i circuiti utilizzando spesso la corsia esterna. Si rischia infatti di trovarsi con i propri cavalli “spompati”, ovvero di esaurire il proprio mazzo senza aver tagliato il traguardo, rimediando così una umiliante ed automatica sconfitta.

L’interazione
AveCaesar-9-14_2Cosa possiamo dire sull’interazione fra i giocatori? In Ave Caesar è all’insegna della cattiveria: le regole sul movimento e il fatto che non si può esagerare con le deviazioni sulle corsie esterne offre innumerevoli possibilità di bloccare e ostacolare gli avversari, magari obbligandoli a “finire la benzina”. Questo aspetto è amplificato dal fatto che, contrariamente alla maggioranza dei giochi di corse, il turno segue l’ordine di tavolo e non l’ordine di gara: è così possibile, per un giocatore che non è attualmente primo, avanzare fino ad occupare una casella “collo di bottiglia”, obbligando chi lo precedeva nella gara ma lo segue nell’ordine di tavolo a saltare il turno. Un discorso analogo può essere fatto anche per l’accesso ai box… ovvero alla tribuna dell’imperatore, a cui ogni auriga deve pagare il suo tributo, alla fine del primo o secondo giro di pista.

Bisogna osservare che, data la notevole scarsità di risorse, non è possibile per nessun giocatore mantenere la testa della gara per tutti e tre i giri richiesti; cercare di serbare almeno una carta di valore basso è una buona tattica, che vi permetterà di avanzare (anche se di poco) quando un avversario si piazza in una delle strettoie. Analogamente, cercare di creare situazioni difficili può obbligare gli avversari a perdere un turno. Infine, non conservate troppo a lungo le carte di valore 6: verso la fine del gioco sono una dannazione, a meno che non siate in seconda o terza posizione.

Il tema
Ave Caesar, contrariamente a molti altri giochi di corse, l’integrazione fra tema e meccaniche è praticamente inesistente. In effetti, è probabile che il tema di corse di bighe sia stato imposto all’autore dalla Ravensburger. La deviazione per pagare il tributo a Cesare, ma anche la scarsità di spazi aggiuntivi e il rischio di fermarsi prima di arrivare a concludere la gara sono sicuramente più giustificabili se pensiamo ad una cara di automobili, per cui avremmo sosta ai box e scarsità del carburante imbarcato. Non è un caso che quattro anni dopo la pubblicazione di Ave Caesar, la ASS ha pubblicato, dello stesso autore, il gioco Ausgebremst, che rielabora le meccaniche di Ave Caesar con un più classico tema automobilistico.

Le edizioni
Ave Caesar vanta due diverse edizioni: la prima è datata 1989, ed è edita dalla Ravensburger, la seconda è del 2006. Dati i 17 anni che separano le due edizioni, il gioco è stato sottoposto ad una pesante rielaborazione che ha coinvolto la grafica (molto più accattivante), il tabellone (più leggibile, al prezzo di avere la metà dei circuiti rispetto alla prima edizione) e, purtroppo, anche un abbassamento del livello di difficoltà delle corse. Infatti, in entrambe le edizioni, ciascun giocatore ha a disposizione 24 carte, per uno spostamento totale di 84 caselle. La differenza sta nella lunghezza dei tracciati: nella nuova edizione ciascun tracciato può essere percorso, nel modo più efficiente, impiegando solo 24 movimenti; conseguentemente gli spostamenti in più sono ben 12, rendendo così assai meno probabile l’eliminazione dal gioco per fine del mazzo. Non solo, risulta anche più rilevante la dipendenza dal caso (ovvero da come sono ordinate le carte in ciascun mazzo), dato che, con un margine di tante caselle, è possibile che più di un giocatore non debba pescare tutte le proprie carte per arrivare alla fine della gara. Il risultato è un gioco meno cattivo, anche per la mancata differenziazione dei circuiti per un numero maggiore o minore di giocatori. Se pensate di procurarvelo, vi consiglio vivamente di cercare l’edizione del 1989!