“American Rails” di Tim Harrison (Games on the Brain, Quined Games, 2009): ispirato al sistema delle Historic Railroads di John Boher della Winsome Games, si tratta di un gioco ferroviario azionario “semplificato”, dove le tratte ferroviarie sono modellate tramite cubetti e il mercato azionario permette solo l’acquisto di nuovi pacchetti.

Chicago Express

Chicago Express (BoardGameGeek)

American Rails condivide col più noto fratellastro Chicago Express le meccaniche di diluizione del valore delle azioni (il totale dei dividendi viene diviso fra i certificati posseduti dai giocatori), il nascere di coalizioni temporanee e il conseguente sfruttamento del lavoro degli altri. Similmente, è importante stimare il più esattamente possibile quale sia la durata della partita (tre sono le condizioni di fine gioco), in modo da capire quale sia l’indice di redditività del capitale investito nelle nuove quote azionarie. Rispetto a Chicago Express il gioco presenta una maggiore variabilità (il gioco è astorico, quindi non c’è una partenza prederminata delle varie compagnie, il che elimina una certe stereotipia delle possibili aperture), una diluzione del valore delle compagnie (che diminuisce quando queste perdono  il monopolio del servizio di una città) e, grazie alla scelta delle azioni con un sistema di piazzamento lavoratori (che determina anche l’ordine di turno per il round successivo), un andamento in genere più graduale ed armonico, che risulta sicuramente più piacevole e comprensibile anche ai neofiti (che normalmente sono invece confusi dalla schizofrenia di Chicago Express): ad esempio, non è possibile mettere all’asta consecutivamente due o tre certificati azionari, dato che l’azione di asta è disponibile una sola volta per round.

Cosa chiede in cambio il gioco? Una durata pressoché raddoppiata: mentre Chicago Express si piazza, con i suoi 45/60 minuti di gioco, nel dominio dei filler, preparatevi a dedicare almeno 90 (appaganti) minuti per completare una partita a American Rails.