Il bello della ricerca sta nel fatto che non si sa mai con esattezza dove questa ti porti: inizi raccogliendo informazioni, dati; poi fai esperimenti, partendo da una certa idea che hai in testa. Dopo un po’, ti rendi conto che quella che era la tua convinzione di partenza si è lentamente modificata, plasmata, e quello che era il tuo scopo principale ti ha permesso di venire a contatto con conoscenze e informazioni che neanche pensavi che potessero esistere; figuriamoci interessarti o addirittura esserti utili.

La nascita di questo pezzo è legata a doppio filo ad una breve attività svolta per scrivere l’articolo sui premi per i giochi da tavolo, incluso nel numero 29 di ILSA. Nella lunga lista dei titoli premiati, tra i giochi ricorrenti, era incluso anche Abluxxen (premiato per tre volte). Ne avevo letto qualcosa (gli autori sono Wolfgang Kramer e Michael Kiesling, certamente non gli ultimi arrivati), ma complice l’editore (Ravensburger) e il formato (gioco di sole carte), me ne ero rapidamente dimenticato. Una veloce consultazione di BoardGameGeek ha rivelato dettagli interessanti: una media di 7.21, che si innalza a ben 7.67  limitando l’analisi ai miei soli geekbuddies (che normalmente sono persone assai esigenti, con medie ben più basse di quelle “globali”). Ecco che il titolo è entrato fra quelli da comprare, e alla fine sono tornato da Essen con la piccola scatola verde e nera con la lince in copertina. Quello che segue sono le prime esperienze con questo semplice ma affascinante gioco….

Il gioco

“Linko!/Abluxxen” di Wolfgang Kramer e Michael Kiesling (Ravensburger, 2014) è un gioco composto da 109 carte: 8 copie per ciascuno di tredici valori e 5 jolly (in pratica due mazzi francesi più un’ulteriore “matta”). Il gioco è estremamente semplice: ciascun giocatore inizia con 13 carte in mano; sul tavolo si prepara un’espositore con 6 carte scoperte. Durante il proprio turno il giocatore può giocare quante carte vuole, purché siano tutte dello stesso valore. Nessun obbligo di “seguire” le giocate di chi lo ha preceduto. Queste carte vanno a “coprire” parzialmente le carte giocate nelle mani precedenti, in modo che comunque siano sempre ben distinguibili. A questo punto si controlla (in senso orario) se ci sono altri giocatori che hanno davanti a sé, come ultima giocata, un gruppo di carte della stessa cardinalità, ma di valore minore: queste carte sono soggette ad essere “carpite” (ad esempio, se sono stati giocate 3 carte di valore 9, qualsiasi gruppo di 3 carte di valore compreso fra 1 e 8 viene attaccato). Il giocatore attivo decide se (a) aggiungere alla propria mano le carte carpite, oppure se lasciare al giocatore attaccato la scelta di (b) riprenderle in mano o (c) di metterle negli scarti. Se viene effettuata la scelta (a) o (c) il giocatore attaccato ripesca tante carte quante ne ha perse, dall’espositore e/o dalla cima del mazzo. L’espositore viene ripristinato alla fine della pesca. Controllati (ed eventualmente attaccati) tutti i giocatori, la mano passa in senso orario. Il gioco finisce quando un giocatore resta senza carte in mano (o, meno probabile, se sia il mazzo di carte che l’espositore si esauriscono). Si calcola allora il punteggio finale che determina il vincitore: ogni carta giocata e presente sul tavolo davanti a sé vale un punto, ogni carta in mano vale -1 punto.

Le impressioni
Linko! è un gioco semplicissimo e piacevolmente innovativo nel panorama dei giochi di carte di stampo tradizionale. Pur ricordando sia i giochi di scalata (i cosiddetti climbing game, di cui Tichu, Haggis, The Great Dalmuti e il recente Chimera sono famosissimi rappresentanti) che i giochi di presa (conosciuti anche come trick taking games, categoria smisurata che va dalla Briscola al Bridge, da Sticheln a David & Goliath), si mantiene equidistante da entrambi. Integra con estrema eleganza una meccanica innovativa con un obiettivo di fine gioco contrastante (rubare le carte aumenta la dimensione della vostra mano, facendo crescere temporanemante il punteggio negativo, e quindi esponendovi ad un rischio, se qualche giocatore chiude la partita rapidamente). Ecco quindi che il gioco si sviluppa, con delicato equilibrio, in una battaglia fra costruire set di elevata cardinalità (che quindi siano difficilmente carpibili, anche se di basso valore) e non farsi sorprendere con troppe carte in mano. A volte diventa appetibile giocare una o due carte basse, giusto per scartarle e prenderne altrettante dall’espositore (che vadano a creare set utili), e diventa altrettanto necessario guardare cosa prendono gli altri giocatori, evitando di concedere l’opportunità di appropriarsi di quelle due o tre carte che fanno il loro gioco e fanno bella mostra di sé al centro del tavolo. Insomma una sfida continua basata su intuito, memoria e, perché no, fortuna. In un gioco che dura 10/15 minuti, tanto che ha senso giocarlo al meglio delle 3 o 4 mani, per stemperare l’effetto della dea bendata nella distribuzione della mano iniziale.

In definitiva davvero una bella sorpresa, che condivido ben volentieri con tutti voi lettori…