“Camel Up” di Steffen Bogen (Eggertspiele, Filosofia Édition, Pegasus Spiele, Uplay.it edizioni, Z-Man Games, 2014). Il vincitore dello Spiel des Jahres 2014 è un ritorno al puro intrattenimento, che fa forza su uno dei punti deboli dell’animo umano: l’azzardo e la scommessa. Nel ruolo di dignitari dell’alta società egizia, i giocatori scommettono sui cammelli che partecipano alla più imprevedibile e folle corsa organizzata nel deserto.
Molto buoni i materiali, illustrati in uno stile scanzonato: il tabellone ospita il tracciato della gara (un circuito di 16 caselle), le tessere delle scommesse di tappa, le tessere piramide (che regolano la durata del turno), e lo spazio per le scommesse sull’esito finale della gara. I 5 “concorrenti” sono delle belle pedine di legno opportunamente sagomate (in modo da essere impilabili). Il denaro di taglio piccolo (le monete) è fustellato, quello di taglio grande (le banconote) sono carte da gioco. Ad ogni giocatore (si può giocare anche in 8!) è associato una tessera deserto (oasi/miraggio) e 5 carte cammello. Completano la dotazione 5 dadi colorati (con valori 1, 1, 2, 2, 3, 3) e un’appariscente piramide lanciadadi, che richiede un minimo di abilità nella costruzione e altrettanta nel suo utilizzo…
Il gioco
Una partita di Camel Up dura un numero indeterminato di tappe, e si conclude istantaneamente non appena un cammello supera la linea del traguardo, posto oltre la sedicesima casella. Una tappa è composta da 5 movimenti, uno per ciascuno dei 5 partecipanti; non appena tutti i cammelli hanno effettuato uno spostamento il gioco si ferma per effettuare una valutazione. Indipendentemente dalle tappe, il gioco si sviluppa a turni in senso orario, in cui il giocatore attivo esegue una ed una sola di 4 possibili azioni:
1) Prendere 1 scommessa di tappa, ovvero una tessera del colore del cammello che egli ritiene risulti vincente (o per lo meno piazzato) alla fine di una tappa.
2) Piazzare la propria tessera deserto su una casella vuota (e non adiacente ad un’altra tessera deserto) del tracciato di gara. Questa tessera ha un duplice scopo: permette di guadagnare denaro quando un cammello vi si ferma, e permette di influenzare leggermente l’andamento della gara, perché respinge indietro (o fa avanzare) di un passo il mal(ben)capitato cammello.
3) Scommettere sul vincente o sull’ultimo arrivato della corsa: il giocare piazza una delle sue 5 carte cammello per indicare quale cammello arriverà primo (oppure ultimo) alla fine della gara. Si può giocare in turni successivi più carte nello stesso spazio, ma le scommesse errate risulteranno penalizzanti.
4) Far avanzare un cammello: utilizzando la piramide lanciadadi (rovesciandola e, tenendola appoggiata sul tavolo, attivando l’apposito sportellino trattenuto da un elastico) il giocatore determina quale cammello si sposta e di quanti passi. Il movimento del cammello è la cosa particolare del gioco (anche se non del tutto originale, in quanto il meccanismo era stato utilizzato da Alex Randolph nel gioco per bambini “La Banda dei Porcellini”, variante del gioco dell’oca, edito da Drei Magier Spiel nel 2000): i cammelli possono montare gli uni sugli altri, e quando uno di essi si muove, si muovono solidalmente con lui tutti quelli che gli stanno sopra. Il che, chiaramente, rende imprevedibile a priori l’andamento della corsa (e della singola tappa), in quanto fortemente dipendente dall’ordine in cui escono i dadi e non solo dal valore che essi assumono.
Quando l’ultimo dado nella piramide è stato lanciato, si conclude una tappa, e ogni giocatore riceve denaro per ogni volta che ha scelto di far avanzare un cammello, quindi valuta le proprie scommesse di tappa: i cammelli arrivati primi e secondi pagano (ovviamante i cammelli in groppa ad altri cammelli si considerano in vantaggio!), gli altri invece richiedono una spesa. Tutto il materiale di gioco (tranne la posizione dei cammelli, le carte delle scommesse e i soldi dei giocatori) viene riposto nella posizione originale e ricomincia una nuova tappa. Alla fine della gara, oltre ad un’ultima valutazione di tappa, vengono ricompensate anche le scommesse per il vincitore e lo sconfitto: aver indovinato comporta una vincita (che dipende dalla posizione della propria scommessa rispetto alle altre vincenti), aver sbagliato implica un pagamento. Chi ha più soldi, ovviamente, vince la partita.
Le impressioni
Camel Up si lascia giocare con piacevolezza e, come tutti i giochi che coinvolgono scommesse e azzardo, è capace di stimolare l’adrenalina e suscitare qualche sana e liberatoria risata. Da un punto di vista un poco più tecnico, il gioco richiede alcune conoscenze di algebra e del calcolo elementare delle probabilità per essere giocato al meglio. La partecipazione attiva è comunque limitata; si basa di fatto su poche scelte, incentrate più che altro sulla valutazione del rischio e la temporizzazione (influenzare il -d’altra parte poco prevedibile- movimento dei cammelli è pressoché impossibile).
Il gioco è indubbiamente scenografico nei materiali, anche a costo di rinunciare all’ergonomia: la piramide lanciadadi (uno spettacolare accrocchio di elastici e cartone) risulta non semplicissima da utilizzare (se vi dimenticate di appoggiarla al tabellone rischiate di veder rotolare fuori ben più di un dado!) e, tutto sommato, non dà nemmeno l’idea di robustezza (paramentro fondamentale quando si valuta un gioco da giocare in famiglia!). Un sacchetto (magari con sopra stampata una piramide!) sarebbe stata una scelta meno appariscente ma sicuramente più funzionale.
Per l’edizione 2014, la giuria dello Spiel des Jahres ha selezionato come vincitore un gioco mirato esclusivamente ad un pubblico occasionale e familiare. Della lunghezza giusta per non diventare noioso, è ottimo per iniziare una spensierata serata di gioco occasionale. Insomma, un cambiamento di rotta rispetto all’edizione del 2013, in cui era stato premiato “Hanabi”, gioco sfaccettato e davvero adatto ad ogni tipo di platea, anche se composto da un “misero” mazzo di carte.